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GREGARIO è una start-up italiana che mira a innovare il settore delle biciclette, noto per il suo forte legame con la tradizione. Lo fa principalmente attraverso un brevetto rivoluzionario che permette di creare telai monoscocca integrali su misura per i ciclisti.
Fondata nel 2018 da Salvatore Botrugno e Paolo Baldissera nasce da una passione comune e da un lungo background professionale sviluppato tra azienda e università. Dalla fibra di carbonio e da una particolare tecnica di stampaggio, nasce Vera, il primo kit telaio composito monoscocca integrale al mondo che ridefinisce i confini del design su misura. Si legge sul sito di GREGARIO:
"Potete dire addio ai tubi preformati, al co-stampaggio e ai metodi tubo-tubo che limitano la vostra immaginazione. Il nostro processo con stampo variabile brevettato permette di creare un’esperienza ciclistica unica nel suo genere, adattata alle tue esigenze, ai tuoi desideri e alle tue dimensioni specifiche. VERA combina i vantaggi dei telai monoscocca e di quelli del su misura, offrendo un prodotto unico sul mercato che ottimizza il rapporto rigidezza-peso e l'ergonomia per migliorare le performance."
Una sintesi appassionata che illustra bene, soprattutto per chi ha a cuore il ciclismo, le peculiarità del processo sviluppato da GREGARIO. Nella sostanza si uniscono le performance dei modelli più rigidi e standardizzati alla comodità dei modelli "su misura" un connubio pensato per far felici i ciclisti seri e gli amatori agonisti che percorrono molti chilometri all'anno.
Alla base del processo c'è però una competenza software non indifferente e una web app sviluppata per prendere le misure dei clienti da remoto e poter così prendere ordini da tutto il mondo.
Attualmente GREGARIO, come ci spiega nel video il co-founder Paolo Baldissera, sta chiudendo un aumento di capitale per sviluppare ulteriormente il prodotto e avviare la vendita.
Spray Logics è una start up innovativa specializzata nello sviluppo di sensori ottici per l'agricoltura di precisione.
Si prefigge l'obiettivo di ottimizzare i trattamenti chimici in particolare su frutteti e vigneti per ridurre la quantità di prodotti chimici dispersi inutilmente nell'ambiente e raccogliere contemporaneamente dati sullo stato di salute delle piante. Un risparmio di input produttivi per l'agricoltore e un vantaggio per la comunità. Basti pensare che ogni anno sui meleti vengono fatti oltre 30 trattamenti con l'utilizzo di prodotti chimici che, ad esempio in Trentino-Alto Adige, nel 2022 è stato di 2 milioni di tonnellate, l'equivalente di una piscina olimpionica.
L'obiettivo di Spray Logics quindi è quello di ridurre del 50% l'uso dei prodotti chimici rendendo gli atomizzatori più intelligenti, tenendo conto che un atomizzatore tradizionale riesce a far depositare sulle foglie solo il 20% del prodotto spruzzato, disperdendo l'80%.
L'ottimizzazione avviene grazie all'utilizzo di sensori a infrarosso, realizzati ad hoc, multispettrali e in grado di lavorare su più frequenze contemporaneamente. Sono stati infatti progettati per cogliere la distribuzione e il volume fogliare della pianta aprendo gli ugelli solamente dove serve ed erogando la quantità necessaria di prodotto a ogni singola altezza. Il tutto in tempo reale, senza interventi dell'operatore.
I sensori riescono quindi a "vedere" la forma della pianta e a registrare la concentrazione di clorofilla presente, un benchmark che unito ad altri parametri permette ad alcuni algoritmi di capirne il vigore e ricevere informazioni sullo stress o eventuali problemi di crescita.
Tutte informazioni che, sono automaticamente georerenziate in modo da dare vita a mappe che descrivono le condizioni del campo metro per metro.
Tra l'altro questa è l'unica tecnologia che utilizza lo stesso sistema anche per i trattamenti che riguardano il diradamento, e che è quindi in grado di eliminare una parte dei fiori, che altrimenti darebbero vita a frutti sotto la misura ideale.
Il team di Spray Logics è specializzato nello sviluppare sensori e collabora con diverse software house per quanto riguarda la condivisione dei dati e la costruzione di piattaforme digitali che diventano dei quaderni di campagna che registrano e salvano automaticamente tutte quelle informazioni sui trattamenti che rimangono a disposizione per eventuali controlli o per la stampa obbligatoria.
Il sistema si può adattare a qualsiasi tipo di atomizzatore, se rende meglio montato nitidamente può essere anche installato come soluzione in retrofitting.
L'idea della startup è quella di lavorare principalmente con i produttori di atomizzatori, ma di non trascurare i distributori di prodotti e attrezzature agricole e quelli che normalmente offrono servizi e manutenzioni.
Il piano di sviluppo prevede il go to market nel 2026, con i primi pre-serie disponibili in vendita per clienti selezionati, per poi entrare effettivamente nel mercato globale nel 2027.
L'idea di Additive Appliances nasce dai metamateriali e dalla possibilità di sfruttare l’attuale convergenza tecnologica con la stampa 3D, una tecnologia che ne abilita l’uso e lo semplifica permettendo di ampliarne la sfera applicativa direttamente ai beni di consumo. Questo vuol dire valorizzare la tecnologia sviluppandola in applicazioni che possono diventare prodotti.
Questo perchè qualsiasi materiale può diventare un metamateriale. La parola stessa deriva dal greco “meta”, che significa “oltre”. Partendo da qualsiasi materiale, modificandone la geometria interna, gli si possono infatti attribuire delle proprietà uniche che naturalmente non avrebbe.
In sostanza Additive Appliance ha le competenze per progettare e quindi brevettare dei metamateriali che, sostanzialmente, diventano dei prodotti.
Lavorando l’alluminio hanno dato vita a scambiatori di calore molto efficienti e compatti; una loro applicazione specifica riguarda le macchinette del caffè dove è cruciale controllare temperatura e pressione. Progettando le giuste geometrie migliorano le performances e si offre una produzione flessibile, che risulta adattabile alle varie caratteristiche estrattive, come nel caso degli specialty coffee
Il rapporto tra metamateriali e attrezzature sportive ha dato vita a uno spin off dedicato, sostenuto anche da venture capital; la prima applicazione, già disponibile sul mercato, è un dispositivo antivibrazione per racchette da tennis. Questi dispositivi, solitamente in silicone, si inseriscono tra le corde della racchetta per ridurre le vibrazioni. Tuttavia, hanno limitazioni nel selezionare specifiche frequenze di vibrazione in questo modo, con i metamateriali, si possono mirare specifiche frequenze creando dispositivi personalizzati.
Il terzo filone di applicazioni riguarda il cibo e in particolare la pasticceria. Lo spunto è duplice, da un lato la collaborazione con una PMI innovativa di Torino che produce cioccolato, dall’altro la moda diffusa della cucina molecolare e della “scienza in cucina”. Il risultato sono dei cioccolatini la cui superficie è stata ingegnerizzata in modo da esaltare alcuni ingredienti e alcuni sapori. Lasciando inalterata la ricetta del maître chocolatier il sapore cambia a seconda delle geometrie dei diversi cioccolatini (in questo caso, non sono stampati in 3D, ma sono gli stampi ad essere “ingegnerizzati”.
La strategia con cui Additive Appliance affronta il mercato cambia in funzione della tipologia di progetto e delle competenze presenti in azienda, tendenzialmente si parte con un investimento iniziale e da un risultante brevetto protetto. Da qui, parte la ricerca dei partner industriali per un rapido e preciso go to market.
Con Tommaso Beccuti abbiamo parlato di Additivi Appliance
CMC Marine nasce nel 2005 con l'obiettivo di offrire al settore nautico una nuova generazione di sistemi di controllo e stabilizzazione. Fin dall'inizio ha investito molto in ricerca e sviluppo in collaborazione con le migliori università italiane, con gli uffici tecnici dei cantieri navali e con partner tecnici. I risultati nel corso degli anni sono stati lo sviluppo di numerosi prodotti innovativi: lanciato nel 2008, Stabilis Electra, è stato il primo sistema di stabilizzazione ad azionamento elettrico al mondo e ha ottenuto il brevetto europeo n. 2172394 nel 2012. Da allora, CMC Marine ha continuato a investire in r&d senza sosta, lanciando sul mercato il software di controllo Dia-Log, che ha ottenuto un brevetto europeo nel 2013, seguito dall'esclusivo sistema integrato di stabilizzazione e governo di CMC.
Una strategia quella dei brevetti essenziale e fortunata in un settore molto competitivo e particolarmente aggressivo.
Sostituire i sistemi tradizionali a trazione idraulica, con pistoni e motori idraulici con motori elettrici e sistemi a rotazione elettrica è stata una sfida condotta sotto il segno di reinventing innovation, il motto dell'azienda, pronta a declinare sul settore nautico tecnologie già testate in altri contesti. Nello specifico motori e riduttori elettrici sono stati spostati dalle linee di produzione e dall'automazione industriale al settore nautico.
Affidabilità e costi non erano un problema, così come non potevano esserlo le performance di un motore molto veloce e con prestazioni stabili in grado quindi di rispondere perfettamente alle necessità delle imbarcazioni più raffinate, ma che andava adattato alle varietà di scafi e alle più disparate situazioni ambientali. È qui che è tornata utile la grande esperienza di CMC Marine che oggi ha il vantaggio di avere una soluzione affermata, solida, robusta e può permettersi di concentrarsi su altri aspetti che sono l’integrazione a bordo e l'ampliamento della gamma.
Dopo gli stabilizzatori, infatti, sono arrivate le eliche di manovra e le timonerie, sempre con la filosofia del full electric.
Le sfide però sono destinate a moltiplicarsi, il mercato è sempre in movimento, cambiano le forme degli scafi, le barche sono sempre più larghe, più alte, più pesanti. E per capire come controllare le nuove imbarcazioni bisogna aggiornare continuamente il prodotto in termini meccanici, ma anche dal punto di vista del software.
Detto questo CMC Marine ha il vantaggio di essere entrato nel mondo dell'elettrico 20 anni fa, quando non era ancora di moda: «oggi - come ci ha spiegato Pietro Cappiello, VP di CMC Marine - c'è la richiesta di avere soluzioni ibride, hotel mode, battery mode, in cui tutta l’imbarcazione viene alimentata a batterie, quindi con motori e generatori spenti, in modo da non inquinare, ridurre il rumore a bordo, e aumentare il comfort acustico, bene, la nostra idea ci ha permesso di farci trovare già pronti».
Primo Space è un fondo di venture capital nato su iniziativa dell'Agenzia Spaziale Italiana per far sviluppare il settore delle start-up su una filiera che già esiste a livello industriale. Avviato ufficialmente nel 2020, si chiuderà nel 2030 con l'obiettivo di realizzare una ventina di investimenti; ne ha già realizzati sedici.
Tanti fattori hanno contribuito a rendere lo spazio finalmente accessibile, Elon Musk con i suoi razzi riutilizzabili ha giocato un ruolo cruciale, insieme a satelliti sempre più piccoli e a un ecosistema tecnologico sempre meno costoso. Il risultato è stata l'apertura di un settore capital intensive non più solo ad agenzie governative o internazionali, ma anche a investitori, prima grandi poi sempre più piccoli. Uno scenario paragonabile a quello che si ebbe con internet quando un'infrastruttura governativa si aprì ai privati dando vita a una nuova economia. Anche qui l'idea è che la crescita del settore spaziale sia destinata a durare per decenni, dando vita a un nuovo mercato e una nuova economia.
L'Italia ha una lunga tradizione nel settore spaziale, essendo stata il terzo Paese a lanciare un satellite nel 1964. Oggi è ancora rilevante, uno dei tre principali Paesi in Europa per attività spaziali.
L'industria spaziale comprende non solo razzi e satelliti, ma anche applicazioni downstream come l'uso di immagini satellitari per l'agricoltura, analisi ambientali e previsionali legati non solo ai cambiamenti climatici. Applicazioni che hanno, potenzialmente, strutture economiche simili a quelle delle start-up digitali, meno capital intensive di come si intendeva un tempo lo spazio.
Primo Space costruisce un portafoglio diversificato con investimenti in aziende di varie dimensioni e settori, sia in Italia sia all'estero, bilanciando il rischio. Investe in costellazioni satellitari per l'Internet of Things, lanciatori italiani, applicazioni di space situational awareness, sull' utilizzo di dati satellitari per la previsione di eventi meteorologici, spesso con l'uso di intelligenza artificiale e sul 3D printing per vari settori.
Il team di Primo Space ha studiato anche la cyber security nello spazio, senza aver ancora trovato però adeguate opportunità di investimento. Con l'esperienza acquisita, sta lavorando per creare un fondo più grande e geograficamente esteso per nuovi investimenti sia in Italia sia all'estero.
Mediate nasce nel 2017 come spin off della Scuola Superiore Sant'Anna sviluppando una tecnologia che si posiziona all'interno di quello che è il panorama della robotica collaborativa dove uomo e robot lavorano facendo parte di un unico team. Un ambito in cui il tema della sicurezza è centrale. In questo senso si inseriscono tra le tecnologie che puntano a evitare il contatto uomo-robot, quelle che fino a oggi sono state sviluppate sulla base di sensori di pressione che non riescono a evitare il contatto, ma possono monitorarlo e poi effettivamente andare a fermare la macchina o il robot. La missione di Mediate è quella di fare un passo in avanti, ovvero il riconoscere e anticipare il contatto, rallentando e fermando il robot o andando a cambiare quella che è la traiettoria che il robot dovrebbe eseguire per evitare la collisione e al contempo continuare l'esecuzione del task. Si tratta di una tecnologia di base capacitiva che opera sulle proprietà elettriche e sulle frequenze emanate dal corpo umano e dai materiali e che, a oggi, è in grado di riconoscere oggetti e ostacoli a una distanza di circa 40 centimetri. La velocità di computazione e quindi di azione è dell'ordine di due-tre millisecondi, tempo che garantisce una pronta reattività per poter appunto rallentare, fermare o evitare la collisione. Il sistema è modulare, perfettamente configurabile, funziona sia all'interno di un robot collaborativo o di un tavolo da lavoro e attualmente vede come mercato di riferimento la robotica industriale. Un ambito importante dal momento che la tecnologia è installabile in retrofitting anche su robot già operativi prevedendo la contestuale dismissione delle gabbie di lavorazione che rappresentano un costo e una limitazione in termini di spazio ed efficienza nelle linee di produzione. Si sta lavorando sui principali protocolli di comunicazione con l'idea di arrivare in futuro a una totale interoperabilità, Mediate sta poi progettando un ampliamento delle funzionalità del sistema. Un potenziale settore futuro è quello del riconoscimento dei materiali, come plastica, carta, legno, vetro, questo upgrade potrebbe favorire la produzione di cestini della spazzatura intelligenti contribuendo a migliorare la raccolta differenziata. Sono sviluppi molto futuribili nati da contatti con interlocutori interessati, oggi però l'operatività dell'azienda è concentrata sul deposito di ulteriori due brevetti oltre a quelli già depositati con la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa.
InnovUp è la principale associazione che rappresenta la filiera italiana dell'innovazione. Fondata nel 2012 come Italia Start Up, nel 2020 si è fusa con APSTI, l'Associazione dei Parchi scientifici e tecnologici Italiani. Attualmente, conta 500 soci in tutte le regioni d'Italia.
È una associazione che copre ogni aspetto della filiera dell'innovazione: startup seed, scale-up, incubatori, acceleratori, parchi scientifici e tecnologici, startup studio e venture builder, piattaforme di crowdfunding. L'associazione collabora inoltre con abilitatori dell'ecosistema, come studi professionali tra cui Jacobacci, e con grandi aziende italiane e internazionali interessate all'innovazione.
In collaborazione con il Politecnico di Milano, nell’ambito dell’Osservatorio sui modelli italiani di Open Innovation e Corporate Venture Capital, ha sviluppato l'Open Innovation Ladder, un modello che illustra i vari passaggi che un'azienda può affrontare per aprirsi all'innovazione e alle startup. Si parte dalle fasi iniziali, con Call for Start Up e Call for Ideas, fino alla strutturazione di modelli di venture client e allo sviluppo di fondi di corporate venture capital e incubatori all'interno delle aziende. Questi modelli sono importanti anche per le piccole e medie imprese, tipiche del tessuto imprenditoriale italiano che accumulano risorse nel tempo e necessitano di reinvestirle in innovazione per competere a livello internazionale.
Infatti, nell’Osservatorio, abbiamo riscontrato che le PMI che collaborano con startup hanno performance reddituali ed economiche superiori alla media del mercato.
Nel 2023, l'aumento dell'inflazione e dei tassi di interesse hanno portato gli investitori istituzionali a ridurre l'esposizione nell’asset class del venture capital (già molto bassa in Italia) e, di conseguenza, ad una contrazione degli investimenti, soprattutto nelle startup digitali con alti “burn rate” e senza un sottostante concreto (es. brevetto). Questa dinamica è destinata a continuare nel 2024, con un mercato polarizzato: poche startup di grande valore ottengono investimenti, mentre molte altre non vengono considerate.
In questo contesto il contributo di CDP Venture Capital, è ancor più cruciale. CDP VC nel nuovo piano industriale ha individuato settori strategici del made in Italy su cui focalizzare i suoi investimenti e risorse pubbliche, con quasi 5 miliardi di asset under management che saranno decisivi per lo sviluppo dell'ecosistema dell'innovazione italiano.
L'associazione inoltre sta lavorando a uno Startup Act 2.0, un aggiornamento della normativa del 2012, il primo Startup Act, in collaborazione con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Tra le proposte presentate la revisione della tassonomia di incubatori e acceleratori, agevolazioni per i fondi pensione e le casse di previdenza nell'investire nel venture capital, potenziamento degli incentivi fiscali per investimenti da parte di aziende e persone fisiche, e il rifinanziamento di misure efficaci come i voucher 3i per la brevettazione e il bando Smart e Start di Invitalia.
DI InnovUp parla il direttore Giorgio Ciron
Takeoff è un acceleratore dedicato alle start-up operanti nel settore dell'aerospazio, lanciato da un'iniziativa di CDP Venture Capital Fondo Acceleratori e gestito operativamente in OGR a Torino da Plug and Play. Il percorso dura cinque mesi e alle start up selezionate, tra le migliori nel settore aerospaziale e aeronautico, offre accelerazione con mentorship, training e coaching. Ogni start-up riceve inoltre un investimento iniziale tra i 120 e i 150mila Euro, mentre alla fine del percorso le più promettenti possono ricevere un follow on investment fino a 800mila Euro.
Il settore dell’aerospazio è in forte crescita a livello globale con molti fondi che iniziano a investire in questo ambito. Le ricadute sono significative sia per i territori sia per i paesi, con importanti implicazioni anche sul piano della sicurezza. Entro il 2030 il fatturato del settore potrebbe raggiungere 1000 miliardi di Euro confermando la sua importanza strategica; a favorirne la crescita il costo decrescente dei lanci e di tutta la relativa tecnologia oltre alla miniaturizzazione dei satelliti e dei sensori sempre più a buon mercato.
Torino è considerata la città ideale per le imprese che vogliono entrare nel settore spaziale, in virtù di una storia e una filiera industriale ben sviluppata. Non è quindi un caso che sia stata scelta per ospitare la Città dell'Aerospazio, con oltre 170 imprese del settore che si installeranno nella zona. Diverse realtà di punta come Leonardo e Argotech hanno una presenza importante contribuendo a determinare un ecosistema fertile per lo sviluppo di start up del settore.
L'iniziativa di CDP Venture Capital è supportata da Plug and Play, UniCredit e Fondazione CRT come partner finanziari, mentre i partner industriali includono Leonardo, Avio e Unione Industriali di Torino. Attualmente, sono otto le start-up accelerate presso OGR, operanti sia nel settore upstream (hardware spaziale) sia downstream (servizi legati ai dati raccolti in orbita). Inoltre, c'è un forte interesse anche per le tecnologie abilitanti nel settore aeronautico.
Quest'anno tre start-up stanno sviluppando tecnologie e algoritmi avanzati come l'intelligenza artificiale e i digital twin, e una di queste, Delta Space, utilizza picosatelliti (minisatelliti dal peso variabile tra i 100gr e 1 kg) per creare una connessione IoT globale. Recentemente è stato annunciato un round di investimento insieme a Primo Space, con Takeoff come follower, in Revolve Space, una start-up che realizza pannelli solari rotanti per satelliti, migliorandone l'efficienza.
Il settore aerospaziale è sfidante per le start-up, data la necessità di raccogliere grandi quantità di capitale per avanzare nelle metriche e condurre test in orbita. Tuttavia negli ultimi anni sono nati nuovi fondi di investimento, sia in Italia sia all'estero, che stanno creando un ambiente favorevole. Anche l'Agenzia Spaziale Italiana (ASI) offre bandi interessanti per le start up, contribuendo alla crescita del settore.
È una startup innovativa a vocazione sociale (SIAVS), nata dall'idea di Il Giardinone Cooperativa Sociale. Questa startup trasforma i fondi di caffè, uno degli scarti organici più abbondanti dell'industria alimentare - considerando che ogni grammo di caffè tostato produce 0,91 grammi di scarti - in nuove materie prime seconde e altro ancora, grazie alla collaborazione con una filiera industriale 100% made in Italy.
Fondata nel 2021, sviluppa granuli termoplastici riciclati e bio-based, dando nuova vita ai fondi di caffè di origine industriale che altrimenti verrebbero smaltiti in discarica.
Il processo attraverso il compounding che prevede la combinazione di diverse materie prime, come polimeri, additivi e riempitivi, in modo da ottenere un materiale composito che possiede le caratteristiche desiderate. Nel caso di Coffeefrom, il compounding coinvolge l'integrazione dei fondi di caffè recuperati con altri materiali termoplastici per creare nuovi materiali utilizzabili nella produzione di oggetti finiti, prolungando la vita utile del caffè esausto e riducendo l'uso di materie prime vergini nella produzione di plastica. Questo approccio non solo evita lo smaltimento dei fondi di caffè ma anche diminuisce l'impatto ambientale complessivo della produzione plastica.
Un traguardo significativo per Coffeefrom è stata la collaborazione con il Dipartimento di Chimica del Politecnico di Milano, che ha portato allo sviluppo di un brevetto italiano ed europeo. Questo brevetto permette la creazione di materiali innovativi contenenti almeno il 50% di caffè, utilizzando tecniche avanzate di estrazione di cellulosa e nanocellulosa dal caffè.
L'azienda, che offre anche servizi di consulenza, ha sviluppato tre materiali distinti: Coffeefrom Bio, un materiale 100% biodegradabile composto da una percentuale variabile di fondi di caffè e PLA; Coffeefrom Eco, un materiale flessibile e leggero composto al 100% da polietilene a bassa densità (LDPE) riciclato post-industriale e fondi di caffè; Coffeefrom Strong, un materiale rigido e resistente alle alte temperature composto da polietilene ad alta densità (HDPE) e fondi di caffè.
All’interno di questa value chain, Coffeefrom mantiene la vocazione sociale integrando categorie di lavoratori fragili nelle fasi di logistica e confezionamento e si avvale della collaborazione di altre imprese sociali presenti sul territorio.
Per esaltare le qualità dei suoi materiali Coffeefrom ha creato prodotti di design tra cui un set con tazzina e piattino per il caffè espresso, set che è stato inserito nell'ADI Design Index 2022.
Delle evoluzioni di Caffeefrom ci parla Laura Gallo che ne è Ceo e Founder.
I laser a impulsi ultracorti sono una categoria speciale di laser usati per lavorare piccole quantità di materiale con grande precisione. Entrati nel campo industriale intorno al 2010, rappresentano una tecnologia relativamente nuova in rapida evoluzione.
Sono impiegati nella ricerca scientifica e in quella industriale, oltre che nella produzione (che rppresenta il mercato di punta per Lithium). Imaging, la microscopia non lineare e altre tecniche avanzate per studiare il cervello e registrare segnali elettrici in animali vivi usano proprio questa tipologia di laser, così come accade in ambito industriale dove le nuove stampanti 3D nanometriche, sono utilizzate per realizzare strutture molto piccole attraverso la fotopolimerizzazione.
Dal momento che la luce viene concentrata in pacchetti, aumentando l'intensità, questi laser garantiscono che la luce interagisca con il materiale in modo esplosivo, vaporizzandolo piuttosto che sciogliendolo. Questo consente lavorazioni pulite, senza sbavature e lo rende particolarmente adatto per molteplici ambiti industriali come quelli aerospaziale, medicale, automobilistico ovunque siano richiesti livelli di precisione dimensionale e tolleranze altissime.
Lithium laser, nata nel 2019 come Spin-off del Politecnico di Milano, produce una sorgente laser innovativa concepita proprio per rende più facile e meno costoso l'utilizzo del laser ad impulsi. Data la novità del prodotto, la necessità di integrarlo e di concorrere con le tecnologie più tradizionali Lithium offre anche studi di fattibilità per aiutare i clienti a raggiungere i loro obiettivi.
L'integrazione della tecnologia, essendo un hardware, può sembrare inizialmente costosa, ma ci sono applicazioni con grande potenziale di scalabilità, come nel settore del packaging alimentare o nelle marcature. In questi campi, la tendenza è sostituire la stampa a inchiostro con accuratissime incisioni laser che svolgono l'attività di tracciatura delle componenti come normali etichette.
I primi obiettivi della start up da perseguire con gli investimenti recentemente ricevuti sono quelli di completare il laboratorio applicativo al massimo delle sue capacità e rafforzare l'attività commerciale aiutando i clienti a familiarizzare e quindi integrare la tecnologia nei loro processi produttivi.
BioTitan crea trattamenti nanotecnologici per le superfici, rivestimenti che donano proprietà durature nel tempo. L’unicità dei prodotti consiste proprio nella durabilità dei prodotti che permettono di rendere pavimenti antiscivolo, vetri autopulenti, superfici antibatteriche e antivirali, garantendo una maggiore sicurezza e salubrità degli ambienti. Questo ha un impatto positivo anche a livello di sostenibilità, poiché si eliminano cicli di lavaggio e si riduce l'uso di detergenti, contribuendo a uno stile di vita più sostenibile in azienda.
Le formule sono liquide e applicabili tramite spalmatura, verniciatura o nebulizzazione, a seconda del materiale.
BioTitan ha realizzato e brevettato nel 2023 un prodotto antibatterico e antivirale che dura due anni sulle superfici.
Il prossimo obiettivo è quello di ottenere la certificazione per il contatto diretto con gli alimenti utile per il settore alimentare ma anche per migliorare il packaging, un tema di grande rilevanza.
Fino a oggi Biotitan ha offerto quasi sempre il servizio di posa dei suoi prodotti, ma ha anche iniziato a formare squadre di manutentori aziendali per la sola vendita e fornitura di prodotto.
BioTitan ha una partnership esclusiva con uno spin-off dell'Università di Bergamo.
Una volta pronti e testati internamente, i prodotti vengono certificati da enti terzi e, se necessario, brevettati.
L'azienda è stata in Silicon Valley, per valutare a l’apertura di nuovi mercati internazionali; Biotitan ritiene che la tutela brevettuale rappresenti un asset decisivo per chi voglia attrarre investitori non solo italiani.
«BeHold, tecnicamente, è una società Srl a socio unico dove il socio è l'Alma Mater Studiorum - Università di Bologna. In pratica quindi è una holding di partecipazioni, ovvero un veicolo societario che l'università ha deciso di costituire con l'obiettivo di gestire per proprio conto le quote di partecipazione societarie all'interno degli spin off universitari.» È questa la definizione che dà di BeHold Shiva Loccisano che di BeHold è il CEO. «Di primo acchito - continua - i privati possibili investitori dei progetti di spin off si spaventano quando vedono una Cap Table, cioè una compagine societaria, all'interno della quale è presente anche un soggetto che poi di fatto rappresenta l'ente pubblico». «In realtà, i problemi che sembravano sorgere alle prime chiacchierate, finora sono stati tutti brillantemente superati. Lo dimostrano i fatti: l'anno scorso almeno quattro delle nostre società hanno raccolto capitali di provenienza privata, sia all'interno di programmi di accelerazione, sia da fondi di investimento, inoltre, abbiamo avuto anche l'ingresso di un partner industriale». A dimostrazione del fatto che l'Università in realtà può essere un partner di grande valore. Anche per motivi molto pratici, avendo vantaggi diretti, infatti, l'università può concedere a condizioni di maggior favore le condizioni di licenza della proprietà intellettuale o l'accesso alle strutture e ai laboratori.
Dal punto di vista dell'ingaggio e dei settori d'investimento BeHold presenta un portafoglio molto diversificato. È presente in progetti legati al manifatturiero, con sistemi di presa basati su adesione elettromeccanica che possono essere utilizzati sia in ambito produzione, sia in applicazioni spaziali (vedi Adaptronics), è coinvolta in Fieldrobotics, un drone terrestre per l'agricoltura, ma anche in ambito medicale. Una delle società sostenute l'anno scorso, Studium Genetics, è arrivata a certificare un kit per la diagnosi precoce delle patologie tumorali del cavo orale, mentre un'altra ha sviluppato un videogame per supportare lo sviluppo dell'apprendimento dei ragazzi affetti da disturbi specifici dell'apprendimento.
Insomma, molti progetti a cui entro la fine dell'anno si dovrebbero aggiungere altre 6 nuove società impegnate nel mondo dell'AI, dei servizi alle PMI, della digitalizzazione del patrimonio culturale e nella progettazione di nuovi caschi.
Plug and Play nasce da un'intuizione del suo fondatore Saeed Amidi, un imprenditore di origine persiana trasferitosi in California alla fine degli anni '70, scappando dalla rivoluzione khomeinista in Iran. Attraverso le prime attività imprenditoriali si ritrovò a investire nel settore immobiliare.
In particolare, verso la fine degli anni '90, acquistò un edificio poi soprannominato il Lucky Building. Questo perché tra i suoi primi affittuari ebbe startup come Google, Logitech, PayPal, Danger (poi diventata Android). Cosa che fece la fortuna di Amidi che in alcune di queste aziende, come PayPal, investì fin dall'inizio con ritorni enormi.
Da allora l'idea di investire in startup si è evoluta molto. Oggi Plug and Play è la più grande piattaforma di open innovation al mondo con oltre 570 corporate partners a livello globale, in tutte le industrie e le latitudini.
Rappresenta, inoltre, uno degli investitori di venture capital più attivi a livello globale, effettuando circa 200-250 investimenti all'anno in pre-seed e seed.
In Italia Plug and Play è attivo dal 2019, collaborando tra gli altri con i fondi acceleratori di CDP Venture Capital, che ha ricevuto il mandato di strutturare una ventina di programmi di accelerazione su alcuni verticali strategici.
Il primo a partire è stato il Motor Valley Accelerator legato al mondo dell'automotive e della mobilità che, oltre a partner finanziari come Unicredit, vede importanti corporate partner rappresentativi dell'eccellenza italiana nel settore, tra i tanti STMicroelectronics, Dallara, Ferrari e altri players dell'indotto.
Il modello di successo è stato replicato a Torino con un programma gemello dedicato all'aerospazio, chiamato, non a caso, Takeoff. Iniziativa di CDP Venture Capital accompagnato da fondazioni bancarie e vari corporate partners, come Leonardo, Avio e Unione Industriale di Torino.
A parte queste due iniziative in questi primi cinque anni di lavoro Plug and Play ha facilitato centinaia di progetti di Proof of Concept (POC), alcuni dei quali sono evoluti in vere collaborazioni industriali. Tramite Plug and Play Ventures e i programmi Takeoff e Motor Valley Accelerator sono state sostenute circa 60 start up, alcune delle quali sono state fatte "rientrare" in Italia.
Nel 2024 la presenza a Torino è raddoppiata con lo sviluppo di un secondo programma chiamato DualTech by Takeoff, in partnership con NATO DIANA, un consorzio tra i Paesi alleati NATO pensato per supportare le tecnologie strategiche per uso militare e civile. In questo contesto per ora si sta lavorando con start up nell'ambito energia, alla ricerca di soluzioni che rafforzino la resilienza del Paese, sul mondo delle telecomunicazioni, con sistemi per il trasferimento sicuro di informazioni e sorveglianza sottomarina. Settori strategici, spesso di tecnologie deep tech, fondamentali per supportare i paesi alleati in questo momento di tensione geopolitica.
Un tempo gli agricoltori conoscevano ogni singolo metro del proprio appezzamento, riconoscevano ogni singola pianta e riuscivano a capirne le necessità, con le poche risorse a loro disposizione. Competenze e conoscenze del territorio che si trasmettevano di padre in figlio, per generazioni. Quella sensibilità e quelle conoscenze oggi sono possibili solo attraverso l'agricoltura di precisione che mettendo a disposizione informazioni provenienti da diverse fonti aiuta gli agricoltori ad interpretare le necessità delle loro coltivazioni, garantendo una gestione mirata degli input.
Considerando, la variabilità delle produzioni e la ridotta dimensione delle Aziende Agricole Europee, la multinazionale giapponese Topcon ha deciso di stabilire un suo centro di ricerca e sviluppo sull'agricoltura di precisione proprio in Italia, approfondendo ed adattando le tecniche sviluppate sui tipici mercati commodities americani ed australiano.
Un impegno importante da parte di una azienda fondata nel 1932 che opera nei settori del positioning, utilizzando la tecnologia di posizionamento GNSS ad alta precisione per l'automazione - oltre che nell'agricoltura – anche in ambito dell'ingegneria civile e nell'Eye Care, offrendo soluzioni avanzate nel campo dell'oftalmologia.
Marco Miserocchi, Direttore Agricoltura Topcon Italia, ci racconta l'impegno di Topcon e come è nata la soluzione Sniper, vincitrice del premio innovazione a Enovitis 2024, che applicata sugli atomizzatori in vigneto ha dato prova di poter risparmiare una media del 30% di agrofarmaci, distribuendoli in quantità variabile secondo lo sviluppo vegetativo della coltura (LAI) grazie a specifici sensori ad ultrasuoni.
Il suo contributo sull’importanza dell'agricoltura di precisione e quali sono le prospettive attuali.
WISE Spa è una PMI innovativa nata 13 anni fa grazie a una tecnologia che integra elettronica in elastomeri, come la gomma. Scoperta per caso durante una ricerca, questa tecnologia è stata brevettata e applicata in campo medico, permettendo la creazione di elettrodi flessibili usati in chirurgia cerebrale. Elettrodi altamente conformabili che possono essere appoggiati da un neurochirurgo sulla superficie del cervello durante un'operazione per ottenere dei segnali migliori.
In uno dei casi d'uso più apprezzati il neurochirurgo appoggia questi elettrodi sulla corteccia motoria, quindi la parte del cervello che guida il movimento e durante la rimozione del tumore, continua a controllarne l'attività monitorandone lo stato momento per momento in modo da evitare di creare un deficit motorio. Gli elettrodi di Wise, aderendo molto bene alla superficie del cervello, garantiscono un'ottima mappatura, un segnale estremamente stabile e un'impedenza, quindi una resistenza più bassa rispetto a quella degli elettrodi tradizionali.
L'azienda ha iniziato con un piccolo investimento che ha permesso di sviluppare prototipi e attrarre nuovi investitori. Con il tempo, WISE ha raccolto fondi significativi e si è evoluta, passando dalla fase di ricerca a quella commerciale. Ora sta sviluppando una seconda generazione di elettrodi per uso cronico, destinati a rimanere impiantati per tutta la vita del paziente.
È da vedere proprio in quest'ottica l'accordo di finanziamento che Wise ha sottoscritto con BEI e che ha completato la prima chiusura dell’aumento capitale. In questo round di equity entra un nuovo investitore, Wallab family office della famiglia Scagliarini (GVS), che si affianca ai partner finanziari già presenti nella compagine azionaria New Frontier, Eureka!, Venturee e Indaco Venture Partners. Oltre all’aumento di capitale, Wise ha effettuato la trasformazione da società a responsabilità limitata (Srl) a società per azioni (SpA), riflettendo la sua crescita e le sue ambizioni di espansione commerciale.
Con questo nuovo round di finanziamento si vuole completare lo sviluppo, la certificazione e una prima sperimentazione clinica di Heron, il primo elettrodo unidirezionale multicolonna per la stimolazione del midollo spinale che può essere impiantato per via percutanea. E si punta ad accelerare la commercializzazione del primo elettrodo morbido, estensibile e minimamente invasivo - Wise corticalStrip - WCS, sviluppato per il monitoraggio neurofisiologico intraoperatorio del cervello, certificato CE e approvato dalla FDA.
In prospettiva l'idea è quella, di lanciare la propria tecnologia oltre il settore neurologico e possibilmente anche al di fuori del settore medico. L'obiettivo finale è scalare il business a livello globale, possibilmente con il supporto di una realtà più grande. Sebbene il settore medico comporti tempi più lunghi per l'ingresso nel mercato, WISE è protetta da sei famiglie di brevetti e da un know-how esclusivo, offrendo un vantaggio competitivo solido rispetto ad altre aziende.
MUG – Magazzini Generativi è nato dalla riqualificazione di un ex magazzino di oltre 1700 mq a Bologna e si presenta come una smart working area dall’architettura moderna e dotata di infrastrutture tecnologicamente avanzate. Al suo interno si trovano uffici, spazi di coworking, sale meeting e workshop di varie dimensioni, una nursery e un auditorium con 99 posti.
MUG è un punto di riferimento per startup, terzo settore, innovazione aperta, talenti e stakeholder che desiderano contribuire al cambiamento, sviluppando idee e progetti ad alto impatto, con particolare attenzione alla sostenibilità ambientale e al benessere delle persone.
Questo spazio rappresenta lo strumento con cui Emil Banca restituisce valore ai suoi stakeholders, supportando concretamente e attraendo imprenditori che operano in modo innovativo.
Dall'incrocio tra le culture e le competenze locali e una visione imprenditoriale che guarda alla Silicon Valley nascono esperienze originali che Emil Banca sostiene conoscendole da vicino e offrendo dei servizi con un approccio etico e nell'ottica di restituire al territorio.
Il che vuol dire non far perdere tempo agli imprenditori, offrire interazioni e risposte rapide e precise (soprattutto veloci in caso di non interesse) prestando però attenzione alle esigenze di chi si trova in una fase di startup.
Dei progetti sostenuti e della filosofia dell'intervento abbiamo parlato con Vittoria San Pietro Responsabile innovazione e start-up di Emil Banca.
Inesse Corporation è un'azienda che si occupa di nautica, in particolare ha creato SF15 un motoscafo di 16 metri che utilizza tecnologia foil - quella utilizzata dalle imbarcazioni in Coppa America.
L'idea è quella di rendere il foil accessibile a tutti, grazie all'elettronica; una volta deciso di "volare", infatti, basta premere il pulsante e sarà l'imbarcazione stessa a gestire assetto, inclinazione delle ali in funzione delle condizioni di contesto (vento, correnti, peso a bordo e quant'altro) restituendo un assetto costante e molti vantaggi assai concreti.
Il primo è sicuramente una riduzione dei consumi fino al 60%. Inoltre, c'è anche la comodità, poiché una volta che si vola le onde passeranno sotto l'imbarcazione e la sensazione sarà quella di essere quasi su un aeroplano, con l'effetto del decollo e poi il viaggio sopra il mare. Non si vedrà neanche più l'orizzonte, poiché si è molto alti rispetto al livello del mare, creando una nuova esperienza di navigazione.
Ci sono anche fattori di sicurezza, poiché lo scafo, essendo sollevato dal mare, non sarà soggetto a ostacoli marini che potrebbero danneggiarlo o causare l'affondamento. Tutto questo è stato unito a un design e a una qualità prettamente italiani che rendono SF 15 un'imbarcazione che guarda al settore del lusso in una fascia di mercato molto alta.
Dopo grandi sforzi e innumerevoli test oggi SF15 è un prototipo in scala reale, rifinito, funzionante, pronto per andare sul mercato. Rappresenta però anche una soluzione che può essere adattata anche a imbarcazioni già esistenti con adeguati studi di fattibilità.
La tecnologia, inoltre, può essere applicata a ogni tipo di motorizzazione, dalla classica a gasolio, ibrida, oppure full electric o idrogeno.
I materiali sono stati una parte importante da considerare a livello progettuale, poiché quando l'imbarcazione vola, tutti gli sforzi si concentrano in zone limitate dello scafo, simile a un telaio automobilistico. Per motivi di sicurezza e ricerca di performance si sono utilizzati fibra di carbonio e materiali pregiati come il titanio, poiché in acqua salina ci sono attacchi importanti e non si possono utilizzare acciai normali.
Il team di Intesse Corporation ha condotto uno studio brevettuale a 360 gradi che li ha portati a suddividere la tecnologia in cinque brevetti, che riguardano sia la parte elettronica sia la parte meccanica e la loro integrazione. Un asset aziendale importante recentemente portato al riconoscimento dei brevetti a livello europeo.